La semplicità paga sempre, se peschi da trent’anni.

 

Quarant’anni fa, il 16 Giugno del 1980, Chris Yates sbalordì il mondo della pesca della carpa con la cattura di una specchio da 51lb e 8 once, successivamente riconosciuta record inglese e che Chris chiamo “the bishop”.

 

Erano gli anni delle nuove scoperte: i primi avvisatori, l’ hair rig, le esche “bollite”.

 

Quello che non tutti sanno è che Yates catturò quella carpa con due chicchi di mais posti sull’amo e un piombino sulla lenza.

 

La cattura avvenne dopo aver seguito e inseguito la carpa in acqua bassa (stalking). Un combattimento epico che si concluse con la foto diventata leggenda.

 

Probabilmente Chris non era restio alle novità di quel periodo, al nuovo metodo di pesca alla carpa che si stava diffondendo, che sarebbe diventato l’attuale
Carpfishing Moderno.

 

Semplicemente lui sapeva catturale nel modo classico. Era padrone di quella tecnica.

 

Oggigiorno pratichiamo il Carpfishing pasturando e attendendo anche giornate intere, senza “agire”. Aspettiamo ore ed ore che un pesce passi sull’area di pastura che abbiamo scelto.

 

Affidiamo molto del nostro successo al potere attrattivo della boilies.

 

Ma è questo il modo migliore per catturare?

 

Sarà capitato anche a te di pescare con tre o quattro canne, in piccoli bacini dove ne basterebbe anche una sola.

 

Perché?

 

Perché l’insicurezza ti porta a voler provare piu’ soluzioni possibili.

 

Inneschiamo tigernuts, boilies e mais, come fossimo camerieri nel tentativo di soddisfare le richieste di clienti esigenti.

 

Lanci una canna sotto riva, una sulla sponda opposta, una a ridosso di un ostacolo e una quarta, di notte, perché “così aumentano le probabilità di catturare”.

 

Di solito quello che aumenta è solo il tempo che impieghiamo a preparare tutta quell’attrezzatura. Ma ne vale velamente la pena?

 

Non sentirti in difficoltà se anche tu approcci in questa maniera al Carpfishing. E’ normale, visto che tutti i tuoi amici carpisti lo fanno. Magari ti capita di farlo perchè non conosci bene il posto in cui stai pescando oppure non hai ancora fiducia nelle tue capacità.

 

Ogni sessione diventa un terno al lotto, una scommessa.

 

Abboccherà? Bah, speriamo.

 

Trascorri ore seduto davanti al pod, sperando che qualcosa si muova. Ammazzi il tempo con la brace, con le chat, con la birra.

 

Non dico che una birra sia il problema, per carità.

 

Ma dovrebbe essere un momento di ristoro dopo aver trascorso ore a preparare l’attrezzatura, a sondare, a pasturare, a preparare inneschi, ad osservare la superficie del lago per cercare segnali della presenza di carpe, in pratica a pescare.

 

La soluzione è semplice e alla portata di tutti: imparare a pescare praticandola seriamente.

 

Come un bambino che impara a camminare e a parlare, devi iniziare a praticare il Carpfishing imparando i concetti base che la governano per poi applicarli, più volte ti è possibile.

 

Apprendi, prova, sbaglia, prova, successo.

 

Un metodo che permette a chiunque di imparare a praticare Carpfishing, ma con la “testa”.

 

Ma non c’è apprendimento se non ci sono modelli da seguire, testi da leggere, persone con cui confrontarsi.

 

Per questo motivo non credo a chi promuove una cattura grazie all’uso di un’esca o di un terminale, come se il successo dipendesse da un solo fattore.

 

Questo blog aiuta i carpisti ad apprendere i concetti base, come la biologia della carpa. Concetti che possono essere applicati ovunque. Indipendentemente da dove stai pescando perchè la carpa ha dei comportamenti simili in tutte le acque.

 

Se in questo momento sei confuso e vorresti ripartire da zero, ti capisco. E’ meglio fermarsi un attimo e fare mente locale.

 

Ti consiglio di leggere un altro interessante articolo per chiarire meglio l’argomento e cominciare a risolvere i problemi, dal titolo:

 

COME PUO’ UN GUERRIERO DI 5000 ANNI FA’ AIUTARE CHI E’ ALLE PRIME ARMI CON IL CARPFISHING ED E’ ANCORA MOLTO CONFUSO

 

Credo che la “conoscenza” sia un elemento fondamentale nella formula del successo.

 

Conoscenza dell’ambiente, della carpa, dell’attrezzatura, della tecnica.

 

Quale potrebbe, se non questa, essere la miglior strada da seguire?

 

Good Vibes
Valentino D’Intino