Se stai pensando di abbandonare l’idea di catturare una bella carpa in un lago dove fin’ora hai guadinato solo carpette, bream e carassi, nonostante tutto il tempo perso a provare qualsiasi innesco, allora potresti seguire il metodo della PIRAMIDE di Rod Hutchinson che ti spiegherò in questo articolo, e stravolgere completamente i risultati delle tue prossime sessioni di Carpfishing.

Il sogno di ogni carpista è di catturare la carpa più grande di un lago. E per farlo ci armiamo di tutto punto, con le attrezzature più costose e le esche più performanti. Di sicuro è anche il tuo sogno, anche se a volte rimane… un sogno!

Ti è mai capitato di pescare in un nuovo lago e guadinare solo carpette grandi come il palmo di una mano? E’ scoraggiante quando succede perchè il Carpfishing è sinonimo di “carpa grande”. Quindi che fai: abbandoni subito la sfida o provi a superare l’ostacolo?

Di certo non è il massimo uscire dalla tenda, di notte, ogni 5 minuti per guadinare carpette che potrebbero essere prese con la canna fissa. Al mattino sei stanco morto e senza una foto trofeo che giustichi le occhiaie. Inoltre queste carpette sono in grado di spazzolare via tutta la pasturazione che abbiamo buttato sul fondo, rendendo inutile la nostra strategia. Per di più con il rischio che compromettano la presentazione dell’innesco. Forse non si allameranno, ma possiamo dire addio al contenuto del sacchetto P.V.A. e ad una boile posizionata in maniera impeccabile.

Quali soluzioni ti vengono in mente per evitare l’assalto delle piccole carpe?

Sicuramente aumentare il diametro dell’esca. Nell’immaginario collettivo, un’esca grande è sinonimo di cattura grande. Ma non è così nel nostro caso. Anche una 40mm innescata sull’hair rig non ferma la voracia delle piccole carpe e carassi, che faranno di tutto per mangiarla, compromettendo la presentazione. E poi c’è il rischio, tutt’altro che basso, che una di quelle carpette possa accidentalmente allamarsi, costringendoci a ripartire da capo. Prepara la montatura, il sacchetto, lancio preciso oppure uscita in barca e poggiata. Uno spreco di tempo.

Qualche carpista prova a tenere lontane quelle piccole belve con boilies che contengono aromi e farine speziate e pungenti. Anche in questo caso, nulla vieta di allamare piccole carpe con boilies a base di “peperoncino”. La competizione alimentare e/o la scarsità di cibo prevalgono sui gusti. La fame è fame.

Poi c’è chi decide di continuare a cambiare spot in continuazione, sperando di evitare i gruppi più affollati di carpette e sperando di lanciare davanti il muso di una bella carpa intenta a nutrirsi. Il metodo a volte funziona, ma devi sapere che saltuariamente anche le carpe più grandi frequentano quelle zone del lago pattugliate dalle carpette. Questo si traduce in una lotteria che riduce tantissimo le possibilità di catturare.

Ultima possibilità: abbandonare l’idea di pescare in quel lago. Spesso i carpisti si arrendono di fronte a questo tipo di situazione e decidono che in quel posto è impossibile pescare oppure (che è peggio) si giustificano con una frase tipica: “lì ci sono solo carpette”.

Vuoi fare anche tu così? Hai decido di mollare? Aspetta un attimo. Voglio raccontarti come un mostro sacro del Carpfishing ha trovato un metodo per catturare le carpe più grandi di un bacino idrico strapieno di carpette e bream. Non una formula magica per catturare una 30kg al primo lancio, ma una strategia che possa aiutarti a intercettare “la più grande” del posto dove peschi.

Rod Hutchinson si è ispirato alle “pozze d’acqua africane” per gettare le basi del suo metodo della PIRAMIDE grazie al quale è riuscito a catturare le carpe più grandi presenti in una diga, nonostante la presenza massiccia di piccoli pesci.

Prima di passare al metodo pratico, devo spiegarti la similitudine che ha notato Rod tra grandi carpe e piccole carpe con elefanti e leoni. In Africa, durante le stagione secca, gli animali si accalcano nelle poche pozze di acqua rimaste. Per abbeverarsi, gli animali seguono una legge della natura: l’animale più grande ha la precedenza su quello più piccolo. Così il leone, senza dover minimamente doversi battere, lascia il posto all’elefante in virtù del grande “volume” che occupa il pachiderma.

Rod ha applicato questa legge al mondo dei pesci d’acqua dolce: attirare i piccoli pesci per far avvicinare quelli più grandi, così via fino agli esemplari più grandi. L’esatto opposto di quello che farebbe un qualsiasi altro carpista. Alimentare i pesci piccoli per attirare le taglie medie per arrivare agli esemplari più grandi. Ogni volta che arrivano in pastura pesci di taglia più grande, a causa della loro mole, scansano quelli più piccoli. Ecco perchè si parla di piramide: alla base ci sono tanti pesci piccoli e, man mano che saliamo verso la punta, troviamo quelli più grandi (ma in minor quantità).

Ora ti spiego che cosa ha fatto Rod Hutchinson:

  • Ha scelto un punto del lago dove inziare una pasturazione giornaliera a base di mais cotto e per un periodo di circa 12 settimane;
  • Ha scelto di utilizzare solo mais, sia per la praticità di prepaparazione che per il basso valore economico;
  • Non ha pescato da subito, così da non spaventare i piccoli pesci e invogliarmi a rimanere sullo spot a mangiare: una calamita per i pesci più grandi!;
  • A circa 6 settimane, ha lanciato gli inneschi nello spot per verificare che il metodo stesse funzionando. La cattura di alcune carpe dal peso sopra la media ha confermato la validità;
  • Nell’ultimo periodo di pasturazione Rod ha intensificato le pescate, catturando carpe di taglia che, fino a quel momento, non erano mai state catturate.

Good Job Rod!

Anche tu ora puoi utilizzare lo stesso principio e lo stesso metodo per catturare carpe di taglia dove fin’ora ha visto solo piccole carpette.

Il metodo che ci ha tramandato Rod è sicuramente una strategia da tenere in considerazione quando abbiamo bacini grandi, ricchi di “pesciame” e nelle vicinanze di casa. Ma come qualsiasi altra strategia di pesca, anche quella di Rod non è sempre praticabile, specialmente se non abbiamo abbastanza tempo libero per essere costanti con la pasturazione, il vero “fulcro” di tutto il sistema.

Ma al di là del metodo in sè, Rod ci ha insegnato che le strategie nascono dall’osservazione, dal ragionamento e dall’applicazione. Non basta innescare la boilie miracolosa o montare l’ultimo terminale in voga per aspirare a diventare dei grandi carpisti. Catturare gli esemplari più grandi vuol dire sfidare l’astuzia di pesci che nel tempo sono riusciti ad evitare i nostri inganni, a cercare cibo ovunque ce ne fosse, a scampare all’attacco dei predatori (persici, lucci, uccelli, siluri, ecc).

Nonostante il resto del mondo dei pescatori consideri la carpa un pesce “stupido” che mangia qualsiasi cosa trova sul fondo, io e te sappiamo benissimo che quest’affermazione è falsa e serve solo a giustficare la pigrizia del pescatore medio.

Ecco perchè sono convinto che l’apprendimento del Carpfishing passi dallo studio di queste 3 macro aree:

  • biologia (della carpa e del suo ambiente),
  • allenamento (aspetti tecnici e tattici)
  • pratica intenzionale (sconfinamento della zona di comfort e studio dei feedback)

Se la pensi come me, allora questo blog è davvero una straordinaria fonte d’informazione di cui hai bisogno. Fanne buon uso.

Valentino