Chi si avvicina al mondo del Carpfishing è disorientato dall’enorme numero di terminali, e relative varianti, che le Aziende propongono come “infallibili in tutte le situazioni”. Ma è davvero così? Un nuovo Carpista dovrà imparare a fare (e ad utilizzare) tutti quei terminali prima di catturare una carpa?
Non credo, e vi spiego il motivo.
Quando ho iniziato a pescare a Carpfishing, l’ho fatto nei laghetti naturali della mia zona. Nonostante l’impegno e la passione, i cappotti si susseguivano. C’è voluta molta costanza per cominciare a capirci qualcosa. Erano gli anni ‘90 e sul Carpfishing si sapeva molto poco. E’ stato un caso se non ho abbandonato.
A fine pescata, con il guadino asciutto, mi chiedevo perché continuassi a praticare quella tecnica così poco redditizia e così complicata da capire.
Lanciavi e aspettavi. Per ore.
Solo oggi comprendo quanto tempo ho “sprecato” inutilmente, pescando senza informazioni, senza un metodo.
Molti amici, però, non hanno avuto la mia stessa cocciutaggine (o passione, chiamatela come volete) e hanno abbandonato. Non posso biasimarli.
Quindici anni dopo, le cose sono molto cambiate grazie ai laghi commerciali. Oggi, chi inizia a pescare a Carpfishing, può tranquillamente catturare anche il primo giorno di pesca. Mi chiedo se sia giusto.
Le acque commerciali vengono spesso denigrate dai nuovi carpisti che si sentono subito “wild” o “free”. Personalmente, preferisco frequentare le acque commerciali con la tecnica del method feeder, ma ritengo che sia molto utile per un carpista neofita frequentarle per questi motivi:
- c’è abbondanza di carpe;
- non è richiesta una tecnica sopraffina per catturarle;
- c’è quasi sempre qualcuno che può darci una mano in caso di necessità;
- impariamo a gestire una carpa sul materassino.
Consiglio spesso ai miei clienti di andare in questi luoghi per imparare i fondamentali della pesca:
- lanciare
- sondare
- ferrare
- recuperare una carpa
- pasturare
E’ vero che sono ambienti “facili”, ma lo scopo è un altro. E’ apprendere e ripetere, come a scuola.
Il vero scopo è quello di saper maneggiare l’attrezzatura e la carpa. Ripetere queste operazioni, più volte ad ogni pescata, ci prepara alle uscite in acque naturali.
Esistono le scuole calcio, di tennis, i corsi in piscina, di fotografia, di cucina.
Per quale motivo qualcuno dovrebbe pretendere di catturare una “over” alla sua prima uscita?
Non mi sembra che la pesca sia un’abilità innata nell’essere umano (come camminare o parlare), e anche se lo fosse, andrebbe comunque stimolata e migliorata.
Se stai leggendo questo articolo vuol dire che ti interessa conoscere in maniera approfondita il Carpfishing e non appartieni alla categoria di quelli che scaricano palline in acqua e aspettano per giorni, con le spalle al lago, la partenza di una carpa. Siamo di un’altra pasta, noi.
Se sei un esordiente e ti stai approcciando ai laghi commerciali, ti voglio consigliare 3 terminali che sicuramente sono indicati per questi ambienti. Terminali che, negli anni, hanno catturato migliaia di carpe in tutta Europa.
Ecco i tre terminali che porto sempre con me in acque commerciali:
PVA BAG RIG
Comunemente chiamata “bombetta”, il pva bag rig lo utilizzo quando ci sono molte carpe “abbrancate”. In questo caso il terminale corto da 12 cm è utile quando più bocche aspirano contemporaneamente sul sacchetto o quando, in inverno, la carpa quasi non si sposta dal sacchetto dopo aver aspirato. Consiglio: inserite micro pellet, condite con liquidi e aspettate non più di mezz’ora e rilanciate.
COG SYSTEM
Il sistema COG (Centre of Gravity) di Korda è davvero catturante. L’ho provato personalmente sia in acque commerciali che in quelle naturali. Il sistema combina l’ottima ferrata di un piombo inline con la possibilità di pescare “a perdere”. Il meglio che si possa desiderare. Lo utilizzo quando il lago è popolato da pochi pesci e grossi. Consiglio: innesco una bilanciata e pasturo con boilies, sempre su fondali duri.
ZIG RIG
Più i mie amici carpisti insistono sul fatto che lo zig rig non sia “il vero Carpfishing” più questo sistema cattura, e cattura, e cattura. Lo zig lo utilizzo con il galleggiante quando le carpe, in alcune ore della giornata, stazionano a mezz’acqua o in superficie. In quei momenti, qualsiasi altro terminale posizionato sotto di loro, per diversi metri, non cattura. Toccherebbe aspettare le variazioni delle temperature per vedere una mangiata. Lo zig, vi tranquillizzo, non è più pericoloso per la carpa di altri terminali per cui non vedo il motivo per non utilizzarlo. In più, fa capire al neofita che le carpe NON SONO PESCI DI FONDO e che riescono ad alimentarsi a qualsiasi profondità, anche su esche di plastica e senza pasturazione.
Consiglio: il colore dell’esca è il vero segreto dello zig rig, ma nel dubbio, l’esca gialla e nera (l’apetta) è molto visibile in tante condizioni di luce differente.
Nota: nella lista non ho incluso volontariamente il terminale Chod. In realtà, anche se poco utilizzato dai carpisti, è il vero passepartout per qualsiasi tipo di fondale. Preferisco che il neofita faccia pratica con questi tre terminali, prima di fare l’upgrade al chod che, seppur polivalente, necessità di molta pratica.
Potete crearvi tre borsette con questi tre kit e affrontare tante acque commerciali e non solo (non tutte, per carità, ma la maggior parte). Ci saranno condizioni particolari per cui “in quel lago questo non funziona”, ma ricordatevi sempre che la maggior parte dei limiti risiedono nella nostra mente e la causa è la mancanza di nozioni.
Bisogna “aprire la mente” e imparare più nozioni possibili, così da poterle mettere in pratica e farle nostre. Per questo motivo ti consiglio di continuare a leggere i miei articoli e condividerli con i tuoi amici, così come io sto facendo con te.
Good Vibes!
Valentino D’Intino
Bel articolo grazie. Quando puoi metterne altri che mi piacciono
Grazie Angelo per il feedback. Seguici perchè pubblicheremo altri interessanti articoli 😉
Muy bueno e instructivo.
Gran bel articolo ,complimenti Angelo tutto questo lo dobbiamo a Lenny