Durante una sessione di Carpfishing abbiamo molto tempo per meditare, per fare delle scelte, senza nessuno che ci corra dietro. Questo aspetto ci distingue dalla maggior parte degli altri sport, ma anche da altre tecniche di pesca, dove lo sportivo ha pochi millisecondi per prendere una decisione o attuare una strategia. Non abbiamo avversari che ci inseguono per rubarci la palla nè dobbiamo ribattere palline da tennis che viaggiano a 200km/h.
Mentre siamo in pesca, tra un lancio e l’altro, le pause sono “infinite” e ci portano a valutare, ripetere, programmare. In effetti, passiamo più tempo a pensare che a fare. Rifletteteci: un calciatore ha pochi secondi per scegliere se passare la palla o correre, mentre un carpista ha infinite variabili e molto tempo per fare una scelta. Sembrerebbe un vantaggio tutto questo tempo a disposizione. Ma lo è veramente?
Secondo Andy Barton, uno dei più bravi psicologi sportivi inglesi, la psicologia sportiva è parte integrante della nostra performance. Andy, che ha lavorato con calciatori della Premier League e con alcuni famosi carpisti, afferma che anche quando abilità tecnica e forma fisica sono al top, sono le prestazioni mentali (il modo in cui pensiamo e ci comportiamo) a fare la differenza.
Il problema della prestazione mentale è che, rispetto alle altre abilità, non è tangibile. Quando osserviamo un grande carpista, come ad esempio Terry Hearn, ci rimane difficile capire cosa lo renda così bravo. Con tutta probabilità anche noi siamo in grado di fare i suoi stessi nodi, è vero. Ma riusciamo a pensare come lui quando siamo in pesca?
Nonostante le ottime intuizioni, il più delle volte siamo statici. Ci troviamo nella situazione di avere un’idea, poi continuiamo a pensarci, a rimuginarci, ma rimaniamo immobili. Non agiamo. Si può essere molto abili e avere standard elevati, ma allo stesso tempo anche molto inefficienti nella parte “mentale”. E’ cosi.
La stasi è dovuta per lo più all’insicurezza. L’aspetto mentale della pesca è molto legato alla fiducia in sé che molte volte viene meno. Abbiamo già parlato di questo aspetto nell’articolo sull’ Effetto Pigmalione (lo trovi qui) e come possa influenzare il rendimento mentale nel Carpfishing.
Brutta bestia la fiducia. Dovremmo averne le tasche piene e invece… La buona notizia è che, secondo Andy Barton, la fiducia può essere “sviluppata” adottando delle abitudini (o schemi). Chi non ha una mascotte portafortuna attaccata al rod pod o l’ossessione per le manovelle dei mulinelli posizionate tutte uguali?
Ecco, normalmente questi atteggiamenti vengono detti “disturbi ossessivi compulsivi” (tipici dei campioni sportivi). Andy afferma che ci aiutano e vanno incoraggiati, ma tenendoli sempre sotto il nostro controllo. Durante una pescata, pensare a quelle routine o rituali (chiamateli come volete) ci aiuta a focalizzare l’attenzione sui passaggi che stiamo eseguendo, piuttosto che sul risultato finale. In pratica, ci costringono a vivere il momento senza che il pensiero si proietti al futuro.
Lo so cosa state pensando: se sono pazzo pesco di più e meglio? Beh, sarebbe opportuno sapersi controllare. Quanto meno non cercare di acuire una patologia.
I comportamenti compulsivi possono accompagnarci anche prima di una pescata, non necessariamente durante la performance: il modo nel quale organizziamo l’attrezzatura, come viviamo la sera precedente alla partenza o addirittura su cosa mangiamo prima di una gara. Questi comportamenti distolgono l’attenzione dal rendimento, facendoci vivere meglio l’esperienza. Quindi, state tranquilli, non chiamate il vostro psicologo perché non siete pazzi.
Un altro metodo per aumentare il rendimento mentale è quello di darsi un obiettivo. Se andiamo a pesca e non ci poniamo un obiettivo concreto, difficilmente raggiungeremo un risultato che ci soddisfi. Non è mai successo che qualcuno uscisse di casa per una passeggiata e si ritrovasse sull’Everest.
I carpisti di maggior successo (come anche gli sportivi di successo) fissano degli obiettivi. Nel Carpfishing, un obiettivo potrebbe essere la cattura di un particolare pesce, evitare un cappotto durante la stagione fredda o vincere un enduro internazionale. Ad ogni modo se non ci concentriamo sull’obiettivo è impossibile raggiungere il risultato. Ovviamente, il percorso è lastricato di errori, ma questi sono indispensabili per l’apprendimento. Non pensate mai di volervi evitare, anzi. Gli errori vanno fatti il prima possibile, cosi da imparare immediatamente e progredire. Il motto dev’essere: sbaglia e fallo subito!.
Per tenere traccia dei nostri progressi potrebbe esserci d’aiuto avere un diario. Molti pescatori ne hanno uno, ma lo usano solo per tenere traccia delle loro catture. Secondo Andy Barton un semplice elenco di carpe catturate non è sufficiente a migliorarci.
Tenere un diario è utile per sapere se siamo sulla strada giusta per raggiungere l’obiettivo, per determinare l’efficienza delle nostre azioni. Anche se non abbiamo catturato, possiamo ad esempio migliorare il lancio con distanze mai raggiunte prima. Vuol dire che siamo progrediti, anche senza aver catturato. Ecco perché la creazione di statistiche dei soli pesi delle catture non dimostra un reale progresso.
Rileggere il diario pone la nostra attenzione sulle cose buone che abbiamo fatto, quindi quelle che dovremmo tenere a mente. Molti carpisti tendono a concentrarsi sugli errori, li ripercorrono mentalmente e questo porta a ripeterli inconsciamente.
Dobbiamo ricordare le cose buone e continuare a costruire partendo da esse. La negatività, a quanto pare, genera risultati negativi. Addirittura potrebbe diventare una cattiva abitudine quella di focalizzare l’attenzione solo su gli aspetti negativi. Avete presente quel vostro amico che ripete sempre “mi vendo tutto, non catturo mai, non ho tempo”? Bene, evitatelo come la peste!
Se proprio vi sentite altruisti e non volete lasciarlo a casa, la prossima volta che andrete a pesca dovrete assumere con lui un atteggiamento positivo per fargli cambiare punto di vista (più facile a dirsi che a farsi). Questo atteggiamento positivo andrà assunto anche nei vostri confronti. Ve lo consiglio.
Essere positivi ci aiuta ogni qual volta siamo di fronte ad una scelta, come ad esempio quale esca usare. Sappiamo che sono tutte buone, per cui prendiamone una e impegniamoci ad usarla bene, valutando anche un piano B se la strategia non dovesse funzionare. E facciamolo in modo deciso.
Come tutti sappiamo, le carpe sono imprevedibili e questo rende frustrante l’attività. Anche i più grandi carpisti devono scegliere, tra le loro strategie, quella che meglio renderà in una particolare situazione. Ognuno ha le proprie, e tutte funzionano.
Provate a chiedere a diversi carpisti come hanno catturato carpe in un lago in particolare: probabilmente vi daranno risposte diverse. Ogni carpista avrà catturato con una strategia propria, anche totalmente differente da quella degli altri. Questo vuol dire che la strategia non è importante perché tanto le carpe si possono prendere in qualsiasi maniera? Tutt’altro. Ogni carpista valuta, in base alla sua esperienza, quella strategia che in quel momento ha maggior possibilità di successo.
Per quanto sia difficile ammetterlo, bisogna concentrarsi su quello che si sta facendo e non sulle strategie degli altri pescatori. E’ inutile assillare i nostri amici con domande del tipo: con quale boilies hai catturato? con quale terminale?. Dobbiamo essere coscienti di attuare una strategia che conosciamo, senza improvvisare, traendo il meglio dalla situazione: questo è progredire.
Concludendo, il Carpfishing è un fantastico groviglio di variabili e fattori fuori dal nostro controllo. Non basta una sola abilità per raggiungere risultati qualitativi con continuità: occorre dedizione, abilità tecniche, forma fisica e positività.
Dopo tutto, i migliori carpisti così come tutti i più grandi sportivi, non si sono elevati sopra la mediocrità per pura fortuna.
Good Vibes!
Valentino D’Intino
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